oblio lento – Antonio Arévalo

Giocare con i concetti di vita e di morte, assottigliare il limite tra repulsione e attrazione, sono queste le mosse tattiche con cui Eva Gerd muove la sua ricerca artistica, l’enigma della femminilità che cela in sé un linguaggio arcano, genesi, origini. Gli oggetti utilizzati per la costruzione dell’opera sono ossa animali, elementi per loro natura inerti e silenti, raccolti dall’artista che ne ha fatto il proprio, privilegiato, veicolo d’espressione. Tornano alla luce, come svegliati da un letargo per poi vestirsi e divenire parte d’un incantesimo in bilico tra bianco e colore, tra vita e morte. Questi oggetti acquistano una nuova esistenza grazie a leggerissime trame ricamate che l’artista opera su di essi; un connubio di estrema suggestione che suggerisce la natura vibrante dell’uomo così come la sua caducità. Una metafora, vita e trapasso, splendore e declino, eleganza e nudità. Un appello all’inquietudine presente costruita scavando nel passato. Le varie parti di un tutto disperso. Eva Gerd guarda dunque al corpo nei suoi più essenziali elementi come strumento di elaborazione della memoria, riveste le inerti nudità, le nobilita, le colora, le anima, attraverso raffinati ricami realizzati a mano su pregiati tessuti di seta restituendo palpito a queste tracce dimenticate e consunte ed una dignità di aspetto e contenuto. Queste opere sono qualcosa che ha vissuto sulla terra e che ora continua a vivere in forma diversa nel suo significato più sublime, perché l’arte comprende ogni attività umana creativa di espressione estetica, priva di qualsiasi pregiudizio da parte dell’artista che compie l’opera rispetto alla situazione sociale, morale, culturale, etica e religiosa”.

Antonio Arévalo per la mostra Oblio Lento, Galleria Miralli, Viterbo 2013

 

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