
My work with found objects
I collect particular objects, which I have found by chance. Some, like the bones, are mere remains of life, others have had a function of protecting, controlling or manipulating. Created by nature, like the nest, or invented by man such as the swaddling band for newborns. They are silent witnesses, everyone hides a secret story and this often scares me. It is as if it were a memory of suffering from within their interiors, emanatating from those objects and simultaneously their decadence touches something in the depths of my being. I need to understand why. I must stop their destruction and raise them from oblivion to cover and celebrate them.
Covering an object is an act of protection and creates the intimacy that makes energy flow between the object and myself. At the beginning I have a vague idea of the final result, but I feel obliged to follow what the object tells me to do. In the final stage, I create the embroideries, which are inspired by nature in its continual transformation. With the needle and thread, my hands find the paths guided by the same object, now enveloped in my creation.
Il mio lavoro e gli oggetti trovati
La mia ricerca artistica si esprime in disegni, installazioni e elaborazioni di oggetti trovati e performance. A volte in collaborazioni con altri artisti, fotografi e danzatori.
L’idea della fragilità come forza, è centrale nella mia pratica.
Molti dei miei lavori e installazioni, iniziano da oggetti abbandonati e trovati per caso, come per esempio le ossa. Li trasformo utilizzando materiali come tessuti e fili. Li rivesto e ricamo a mano seguendo tracce invisibili di memoria inglobata. I miei disegni, a matita e/o acquarello, di ibridi, tra piante, insetti e anatomia, sono dei ricordi di passeggiate di un mondo immaginario, onirico e poetico.
Raccolgo certi oggetti incontrati per caso. Alcuni, come le ossa, sono meri resti di vita, altri hanno avuto una funzione come di proteggere, di controllare o di manipolare. Creati dalla natura, come il nido, o inventati dall’uomo come la fascia per i neonati. Sono muti testimoni, ognuno nasconde una storia segreta e questo spesso mi spaventa, come emanassero una memoria di sofferenza dal loro interiore, ma nello stesso tempo la loro decadenza tocca qualcosa nel mio profondo. E devo capire perché. Devo fermare la loro distruzione ed elevarli dall’oblio per rivestirli e celebrarli.
Rivestire un oggetto è un atto di protezione e crea l’intimità che fa scorrere energia tra l’oggetto e me. All’inizio posso avere una vaga idea del risultato finale, ma devo dare spazio a quello che l’oggetto mi dice di fare. Alla fine realizzo i ricami , che sono ispirati dalla natura in continua trasformazione. Lascio che le mie mani con l’ago e filo trovino percorsi indicati dallo stesso oggetto rivestito.